Chiesa di SAN MARTINO VESCOVO
Chiesa di San Martino Vescovo
La chiesa è tra le più datate di Venezia, posizionata quasi di fronte all’Arsenale.
Ancora oggi non si conosce con precisione, in quale epoca venne fondata la chiesa, alcuni ritengono che sia risalente all’VIII secolo, per mano di colonie longobarde o famiglie Ferraresi, scappate dal paese natio. Secondo la tradizione invece, sembra sia risalente ai secoli VI e VII, periodo storico in cui il governo Veneziano non era ancora stato trasferito da Malamocco a Rialto.
La Chiesa sorge su una delle due isole Gemini, un tempo abitate da genti di mare devote al culto dei gemelli Dioscuri, da cui l’appellativo ‘De Geminis‘, ancora presente nel titolo parrocchiale. Nei primi anni di vita la primitiva chiesa, con pareti in legno e arenelle intonacate e tetto in paglia, subì varie riedificazioni dovute , oltre che alle necessità di ampliamenti, soprattutto alle rovine provocate dagli incendi che spesso colpivano la laguna.
Ad una prima ricostruzione nel 1026 ne seguì una seconda del 1107, quando il Doge Ordelafo Falier donò al patriarca di Grado Giovanni Gardenigo un terreno per fabbricare la chiesa di San Martin, terreno che si estendeva dal rio della Ca’ Dario al canale dell’Arsenal ed in profondità forse fino all’attuale corte dei Zorzi. Quella chiesa, di stile romanico, più piccola dell’attuale e orientata sull’asse Est-Ovest con l’altare ad Est, fu terminata nel 1161, grazie anche al contributo delle famiglie Valaresso e Salonigo; tra la chiesa ed il campanile correva un portico dove ora si trova il palazzo del civico 2292.
Nel corso del Medio Evo la parrochia vide un notevole sviluppo della vita religiosa, grazie al sorgere nel suo territorio , del Monastero della Celestia e del convento di San Francesco della Vigna, con le rispettive chiese; dell’ospedale della Cà di Dio, e del Conservatorio delle Pizzocchere, comunità di terziarie domenicane. In quel periodo la chiesa dipendeva dal Vescovo di Grado e, solo del 1457, passerà sotto la giurisdizione del Vescovo di Castello, quando Papa Nicolò V trasferì il titolo patriarcale da Grado a Venezia. La devozione al Santo Patrono, di cui la chiesa possedeva alcune reliquie, fra cui un pezzo di tunica, una falange ed una tibia, si diffuse rapidamente e ne venne affidata la cura e lo sviluppo alla scuola di San Martin, con apposita Mariegola del marzo del 1355.
La tibia del Santo venne poi ceduta alla scuola di San Giovanni Evangelista, in cambio di una somma per il restauro della chiesa, con l’obbligo però, di riportare processionalmente ogni 11 novembre la reliquia dalla scuola di San Giovanni alla chiesa di San Martin.
Alla fine del XV secolo un incendio danneggiò in modo irreparabile la chiesa di San Martin, per la quale si dovette pensare ad una nuova costruzione che fosse anche in grado di accogliere il numero crescente di parrocchiani.
In quegli anni il Sansovino stava provvedendo anche ai lavori di rifacimento della Cà di Dio e questo oltre alla sua fama, ha sicuramente influito nella decisione del Capitolo.

Il restauro del Sansovino
La nuova chiesa, di dimensioni maggiori della preesistente, fu orientata sull’asse Nord-Sud e sul terreno situato a meridione.
Per iniziare i lavori si dovette procedere alla vendita della vigna di proprietà della parrocchia, i lavori si protrassero per alcuni decenni con alterne vicende, legate anche alle varianti costruttive intervenute. L’esecuzione dei pilastri, che dall’originale progetto in ”piera cotta”, furono poi realizzati in ‘pietra viva’, venne contestata dai Procuratori della chiesa e la questione regolata da un arbitrato, grazie al quale sono rimaste interessanti informazioni circa lo stato di avanzamento dei lavori nell’anno 1557: la sacrestia era già stata completata, i pilastri della cappella maggiore erano provvisoriamente interrotti all’altezza della prima cornice, su cui era posta un’architrave, ma erano posti in opera “con tutti i suoi fornimenti”, e così pure il coro mentre le due cappelle ai lati erano in avanzata costruzione. La difficoltà a trovare fondi per la prosecuzione dei lavori e il cattivo stato di conservazione della struttura preesistente, comportarono ritardi nei lavori e solo nei primi anni del 1600 ebbero un nuvo significativo impulso.
Nel 1607 Giacomo Polesan presentava due successivi preventivi per una cappella e finalmente nel 1611 si indisse una gara di appalto per il completamento delle cappelle laterali. I lavori vennero affidati a Francesco Vinazza che si offrì di lavorare ‘di charitta’, per quanto riguarda il suo compeso e gli strumenti, restando a carico della chiesa il pagamento dei materiali e degli operai. Fu lui stesso a fare i lavori alle cappelle ‘delli Clarissimi Salomoni et Clarissimi Rizzo’, assieme a mistro Antonio per quelli di tagliapietra, lavori che non furono pagati dalle famigli e facoltose, ma dalla chiesa che dovette prendere i soldi in prestito; fu ancora lui che qualche tempo dopo sistemò ‘il pilastro indietro presso la cappella dilla Madonna’, e che completò i lavori il 23 gennaio seguente, finendo la cappella del ‘Gritti’. Restava da completare in elevazione la navata centrale, il 20 settembre del 1619, venne fatta richiesta di sovvenzione alla Ill.ma Signoria, ma la situazione economica era così poco incoraggiante che il capitolo non trovò di meglio che mettersi nelle mani dello spirito santo , dando facoltà ai procuratori di destinare di tutti i fondi disponibili.
Nel 1633 l’interno era completato nelle strutture architettoniche come testimoni il monumento funebre fattosi erigere in quell’anno, dal Doge Francesco Erizzo.
Tra il 1641 e il 1642, venne decorato il soffitto ad opera di Domenico Bruni per le prospettive e di Giacomo Pedrali per il quadro centrale. La chiesa venne consacrata il 5 febbraio 1654, dal Patriarca Gianfrancesco Morosini circa 108 anni dopo l’inizio del lavoro , anche se per il completamento mancava ancora il fonte battesimale, una porta nuova sulla fondamenta e un organo. L’organo originale, opera di Antonio Greci, sarà sostituito nel 1736 da quello del prete Pietro Nachic. Nel corso del XVIII secolo la chiesa subì un prim restauro con interventi nella cappella dei calafati, il rifacimento del pavimento, degli scalini e della balaustrata della cappella maggiore.
Nel periodo napoleonico, come tutte le chiese di Venezia, anche San Martino visse un periodo di decadenza, senza però subire chiusure o soppressioni. E’ di questo periodo l’acquisizione della chiesa del San Sepolcro, di un pregevole altare, opera di Tullio Lombardo, sistemato nella parete laterale sinistra.
L’800 segnò un periodo di decadenza per la chiesa durante il quale vennero imbiancati gli affreschi della sagrestia e si dovette procedere alla vendita di quadri minori per far fronte alle spese. Sono nel 1897 ci fu una ripresa e il conseguente completamento della facciata, che non era ancora stata terminata. I recenti lavori degli anni 70-90, hanno provveduto al restauro ed alla pulitura di tutti gli affreschi, i quadri, le decorazioni, i monumenti ed il mobilio, ed al risanamento della struttura della chiesta, riportandola agli antichi splendori. Nel corso degli ultimi decenni la chiesa ha subito restauri anche degli impianti elettrici e illuminazione, affidati alla ditta Siviero Impianti, primo intervento eseguito nel 1997 e il secondo intervento più recente, eseguito nel 2018.
Chiesa
Chiesa di San Martino VESCOVO - Castello, 2298 - 30122 Venezia
Apertura Chiesa
Giorni feriali: 9.30 - 12.00 e 16.00 - 18.30
Domenica e giorni festivi: 9.30 - 12.00 pomeriggio chiuso
Parroco: Mons. Augusto Manente
Tel.: 0415230487- Cell.: 3498098430
mailto: sanmartin.venezia@gmail.com
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